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Paolo Assandri
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Il suono del silenzio: perché abbiamo bisogno di momenti di silenzio

In un mondo che tende a riempire ogni spazio con informazioni, richieste e stimoli continui, il silenzio sembra quasi qualcosa di anomalo. Eppure, quando manca, ce ne accorgiamo subito: fatichiamo a concentrarci, ci sentiamo più irritabili, perdiamo il contatto con ciò che stiamo davvero provando. Il silenzio non è un lusso, ma una parte essenziale del nostro equilibrio psicologico e, proprio per questo motivo, negli ultimi anni la psicologia ha dedicato sempre più attenzione agli effetti delle pause, dei momenti di quiete e della riduzione degli stimoli (Donelli et al., 2023).

È un tema che riguarda tutti: persone stressate dal multitasking, professionisti che lavorano in ambienti rumorosi, genitori sempre “in allerta”, e anche chi attraversa periodi di cambiamento emotivo. Il silenzio è una risorsa che spesso sottovalutiamo, ma che svolge un ruolo chiave nella regolazione del sistema nervoso e nella nostra capacità di ascoltarci davvero.

Silenzio e sistema nervoso: cosa succede davvero

Il nostro cervello è progettato per rispondere agli stimoli. Lo fa tutto il giorno, spesso senza che ce ne rendiamo conto. Quando gli stimoli sono troppi o troppo intensi, il sistema nervoso rimane costantemente attivato. Questo stato di allerta prolungato può aumentare ansia, irritabilità, fatica mentale e difficoltà di concentrazione. La ricerca mostra, infatti, che brevi periodi di silenzio possono ridurre l’attivazione fisiologica e facilitare un ritorno a uno stato di maggiore equilibrio (Donelli et al., 2023).

Il silenzio, però, non è un rimedio magico, ma rappresenta uno spazio in cui il sistema nervoso può tornare ad uno stato di calma, dopo un eccesso di stimoli. 

Il silenzio come spazio per organizzare i pensieri

Molte persone raccontano di sentirsi costantemente oberate di cose da fare e da ricordare. Il rumore esterno spesso si combina con quello interno, generando un flusso di pensieri che non si interrompe mai. In questa condizione è difficile capire cosa sentiamo davvero o prendere decisioni ponderate. Il silenzio, allora,  funziona come una pausa cognitiva. Ci permette di riorganizzare ciò che stiamo vivendo, di mettere ordine, di capire quali sono le priorità. Non si tratta necessariamente di meditare o di raggiungere uno stato particolare: anche pochi minuti di quiete possono creare una distanza utile tra noi e il flusso delle informazioni.

Diversi modelli psicologici, da quelli umanistici a quelli basati sulla mindfulness, sottolineano l’importanza di creare “spazio mentale” per ascoltare i propri vissuti (Kabat-Zinn, 1994). Senza questo spazio rischiamo di reagire impulsivamente, oppure di ignorare segnali importanti del nostro corpo e delle nostre emozioni.

Il silenzio nella relazione con noi stessi

Molte persone scoprono solo durante un percorso terapeutico quanto sia difficile rimanere in silenzio con se stessi. Il silenzio spesso porta in superficie emozioni che non abbiamo voglia di incontrare o che abbiamo rimandato. Tuttavia, è proprio in questi spazi che possiamo riconoscere ciò che sta accadendo dentro di noi in modo più autentico. Il silenzio non è un esercizio di isolamento, ma una condizione in cui diventiamo più capaci di ascoltare senza sovraccarico. A volte emergono domande importanti, altre volte il semplice bisogno di riposare. Il punto non è “fare qualcosa” nel silenzio, ma permettere che il nostro mondo interno abbia spazio per mostrarsi.

Nei contesti terapeutici, il silenzio è spesso un momento in cui la persona può integrare ciò che sta sentendo, riducendo la pressione di trovare subito le parole “giuste”. Non è un vuoto, ma un terreno neutro in cui esplorare con più lucidità (Knol et al., 2020).

Il silenzio come risorsa quotidiana

Uno dei motivi per cui il silenzio è così potente è la sua semplicità. Non richiede strumenti particolari né grandi cambiamenti di stile di vita. Possiamo accedervi in modi molto concreti:

  • Spegnere le notifiche sul cellulare o sul telefono per qualche minuto.
  • Fare una pausa senza musica di sottofondo.
  • Sedersi in una stanza tranquilla prima di un incontro importante.
  • Fare una passeggiata senza auricolari.
  • Respirare per qualche minuto senza distrazioni.

Sono gesti brevi, ma hanno un effetto cumulativo. La continuità fa la differenza: introdurre piccole porzioni di silenzio durante la giornata può migliorare la concentrazione, l’umore e la capacità di stare nelle relazioni con maggiore presenza. Gli studi suggeriscono, ad esempio, che basterebbero circa due ore di quiete accumulata durante i giorno,  distribuite tra mattina, pause e sera, per produrre effetti benefici. in sperimentazioni come: miglioramenti della memoria, riduzione dell’ansia e rallentamento del declino cognitivo (WKRC, 2025).

Silenzio e creatività

Un altro aspetto importante riguarda la creatività. Quando siamo costantemente immersi in stimoli esterni, la mente ha meno possibilità di generare connessioni nuove. Il silenzio favorisce un tipo di pensiero più ampio e flessibile. Periodi di “downtime” mentale, di ozio apparente, permettono al cervello di rielaborare le informazioni, di essere più creativo e  di risolvere problemi (Westover, 2020). Quando c'è sufficiente silenzio, la mente, non impegnata a filtrare continuamente informazioni, può dedicarsi alla rielaborazione interna.

Molti professionisti creativi raccontano infatti che le idee migliori arrivano proprio nei momenti di quiete, quando non stanno cercando attivamente una soluzione.

Dare al silenzio un posto nella nostra vita

In un contesto culturale che premia la velocità e la produttività, il silenzio può quasi sembrare una perdita di tempo. In realtà è una forma di manutenzione emotiva e cognitiva. È uno spazio che restituisce chiarezza, presenza e una migliore regolazione emotiva. Non dobbiamo trasformare il silenzio in un rituale complicato. Possiamo semplicemente riconoscerne il valore e inserirlo nella nostra giornata come un gesto di cura verso noi stessi. A volte basta davvero poco: un minuto prima di rispondere a un messaggio, una pausa dopo una riunione intensa, un momento di quiete al risveglio.

Il silenzio non rimuove le difficoltà, ma crea il contesto interno per affrontarle con maggiore lucidità e meno reattività. È uno strumento semplice, efficace e sempre disponibile. In un mondo pieno di distrazioni e “rumore” digitale, il silenzio emerge infatti come un potente alleato per la chiarezza mentale e per la salute del nostro sistema nervoso (WKRC, 2025).

Bibliografia

  • Donelli, D., Lazzeroni, D., Rizzato, M. e Antonelli, M. (2023). Silence and its effects on the autonomic nervous system: a systematic review. Progress in Brain Research, 280, pp.103–144.
  • Kabat-Zinn, J. (1994). Wherever You Go, There You Are: Mindfulness Meditation in Everyday Life. New York: Hyperion.
  • Knol, A. S. L., Koole, T., Desmet, M., Vanheule, S. e Huiskes, M. (2020). How speakers orient to the notable absence of talk: a conversation analytic perspective on silence in psychodynamic therapy. Frontiers in Psychology, 11, 584927.
  • Westover, J. H. (2020). The Power of Silence: How Taking Pauses Can Enhance Communication, Creativity and Productivity. Human Capital Leadership Review, 14(4).
  • WKRC (2025). Is silence actually good for you? New study shows silence can significantly impact health. ABC 33/40 News, 17 May 2025.

Autore: Paolo Assandri è un Counselling Psychologist (registrato presso HCPC e British Psychological Association), uno Psychotherapist (UKCP) e uno Psicologo-Psicoterapeuta (Ordine degli Psicologi del Piemonte). Vive e lavora a Londra dove offre counselling e psicoterapia.

Nota degli Autori:
Questo articolo non si intende come sostituto di alcuna terapia medica e/o psicologica. Il suo obiettivo è quello di informare per migliorare il senso di benessere individuale. Qualora sentiste bisogno di supporto medico e/o psicologico, rivolgetevi ad un professionista sanitario (medico, psicologo o psicoterapeuta). Gli autori, i produttori e i consulenti impegnati alla realizzazione di queso articolo non sono responsabili delle scelte e delle azioni del lettore in seguito alla lettura di questo testo.

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