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Paolo Assandri
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Relazioni Tossiche: quando le relazioni ci feriscono

Le relazioni danno forma alla nostra vita molto più di quanto spesso ci rendiamo conto. Influenzano il nostro umore, l’immagine che abbiamo di noi stessi, la nostra percezione di benessere e, addirittura, la nostra salute psico-fisica. Ma non tutte le relazioni sono sane. Alcuni legami, invece di sostenerci e farci crescere, finiscono per logorarci lentamente.

Le relazioni tossiche raramente si mostrano subito per quello che sono. A volte entrano in punta di piedi, dapprima facendoci sentire amati e compresi per poi, lentamente, cambiare e minare l’autostima, aumentare i livelli di stress e perfino avere ripercussioni sulla salute fisica, con sintomi come insonnia, cambiamenti nell’appetito o vari tipi di somatizzazione (Cornel et al., 2021). Tuttavia, nonostante siano palesi i loro effetti, le relazioni tossiche spesso non vengono riconosciute come tali e possono condizionare la nostra vita per molto, moltissimo tempo.

Che cos’è una relazione tossica?

Non si tratta di litigi occasionali o normali difficoltà di coppia. Questi fanno parte di qualsiasi rapporto. Una relazione diventa tossica quando prevale un modello ripetuto di mancanza di rispetto, manipolazione e danno emotivo, fino a compromettere il benessere psicologico di chi la vive (Kinkead, Heywood & Vázquez, 2025)

Come si manifesta la tossicità

Alcuni comportamenti ricorrono spesso: sentirsi costantemente svalutati o non sostenuti, vivere discussioni infinite che non portano a nulla, subire critiche incessanti anche per cose di poco conto, o essere manipolati con sensi di colpa e bugie. In certi casi il partner può arrivare a controllare amicizie, attività, persino pensieri e decisioni, limitando la libertà dell’altro (Martin & Grosz, 2024). Altri segnali comuni includono gelosia e sospetto ingiustificati, isolamento dalla rete sociale, e l’egocentrismo di chi mette sempre sé stesso al centro, ignorando i bisogni altrui (ibid., 2024).

I campanelli d’allarme

Cinque campanelli d’allarme sono particolarmente chiari:

  1. Ti senti costantemente in allerta o poco al sicuro, temendo la reazione dell’altro.
    Ad esempio, prima di raccontare una tua giornata, pensi:“Meglio non dire questa cosa, potrebbe arrabbiarsi o criticarmi”. Vivi con la sensazione di dover camminare sulle uova.
  2. Il tuo partner ti manca regolarmente di rispetto, con parole, gesti o atteggiamenti svalutanti.
    Durante una cena con amici, fa battute offensive su di te per divertire gli altri. Quando glielo fai notare, risponde:“Non sai stare allo scherzo”.
  3. I tuoi ricordi e le tue emozioni vengono continuamente messi in dubbio.
    Racconti di sentirti ferito per una frase detta la sera prima e lui/lei risponde:“Non è mai successo, te lo sei inventato”oppure “Sei troppo sensibile”.
  4. Ti rendi conto di essere isolato da amici e famiglia, perdendo progressivamente la rete di supporto (Parks, Johnson & Khasawneh, 2014).
    Ogni volta che vuoi vedere amici, il partner ti dice che non hanno una buona influenza su di te, finché inizi a smettere di frequentarli.
  5. Noti un calo dell’autostima, fino a sentirti indegni o incapaci di meritare di meglio.
    Dopo mesi di critiche e svalutazioni, cominci a pensare:“Forse ha ragione, forse sono davvero incapace. Forse nessun altro starebbe con me”.

Questi segnali non significano per forza che una relazione sia senza speranza, ma indicano che c’è bisogno di fermarsi, riflettere e prendersi cura di sé.

Perché restiamo dentro legami che ci fanno male

Le radici spesso affondano nella storia personale. Chi è cresciuto in contesti familiari difficili, con poca sicurezza emotiva, tende a riconoscere con più difficoltà ciò che è tossico perché lo percepisce come “normale” (Cornell et al., 2021). Altri restano perché temono la solitudine, per dipendenza affettiva o per il cosiddetto trauma bonding: quel legame che nasce quando a momenti di aggressività seguono gesti di affetto, come dopo un litigio in cui il partner urla e il giorno dopo si mostra dolcissimo. Questa altalena emotiva crea confusione e rende difficile allontanarsi (Martin & Grosz, 2024).

Come iniziare a cambiare

La buona notizia è che uscire da queste dinamiche è possibile. Tutto parte dalla consapevolezza: chiedersi “Come mi sento quando sono con questa persona?” può aprire gli occhi. Parlare con qualcuno di fidato o con un professionista può aiutare a guardare la situazione con più lucidità. Stabilire confini, riconoscere i propri bisogni e prendersi la responsabilità di proteggerli è un atto di forza, non di egoismo.

Lasciare una relazione tossica può non essere facile, ma può diventare l’inizio di un percorso di guarigione. Riscoprire le proprie passioni, coltivare nuove connessioni sane, dedicarsi a ciò che fa stare bene, iniziare un percorso psicoterapeutico sono passi concreti che possono aiutare a ritrovare fiducia e dignità.

Bibliografia

  1. Cornell, D.G., DeLisi, M., Lee, Z.-Y. and Shook, J.J. (2021) ‘Toxic relationships: The experiences and effects of psychopathy in romantic relationships’,Journal of Interpersonal Violence, 36(21–22), pp. NP11416–NP11442. doi:10.1177/08862605211049187
  2. Kinkead, E., Heywood, W. and Vázquez, D. (2025) ‘A study of psychological violence in intimate partner relationships: The role of attachment styles and gender roles’,Humanities and Social Sciences Communications, 12(1), Article 143. doi:10.1038/s41599-025-04375-0
  3. Martin, M. and Grosz, M. (2024) ‘Dynamics of abusive relationships’,The Quarterly Journal of Economics, 139(4), pp. 2135–2183. doi:10.1093/qje/qjad02
  4. Parks, S.E., Johnson, T.P. and Khasawneh, A.M. (2014) ‘Social relationships and health: The toxic effects of perceived social isolation’,Annals of Behavioral Medicine, 47(1), pp. 27–35. doi:10.1007/s12160-013-9501-9

Autore: Paolo Assandri è un Counselling Psychologist (registrato presso HCPC e British Psychological Association), uno Psychotherapist (UKCP) e uno Psicologo-Psicoterapeuta (Ordine degli Psicologi del Piemonte). Vive e lavora a Londra dove offre counselling e psicoterapia.

Nota degli Autori:
Questo articolo non si intende come sostituto di alcuna terapia medica e/o psicologica. Il suo obiettivo è quello di migliorare il senso di benessere individuale. Qualora sentiste bisogno di supporto medico e/o psicologico, rivolgetevi ad un professionista sanitario (medico, psicologo o psicoterapeuta). Gli autori, i produttori e i consulenti impegnati alla realizzazione di questo articolo non sono responsabili di eventuali infortuni psico-fisici durante e dopo l’esecuzione delle eventuali attività proposte in questo articolo.

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